Legal tech Italia: avanti piano, nel mercato e nelle law firm

https://www.altalex.com/documents/news/2020/05/25/legal-tech-italia-mercato-law-firm

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Ma cosa è una legal tech?

Anche qui la tassonomia è mobile. Per dire, la stessa Legalgeek quest’anno ha modificato la propria tassonomia. La creatività, d’altra parte, rifugge a schemi definiti.

Carlo Rossi Chavenet, partener di CRCLEX studio legale propone una definizione: “La legaltech è una soluzione che automatizza un servizio legale compliant”. Attenzione, perché ritengo questo un passaggio importante per comprendere quale potrà essere lo sviluppo del mercato legale, diciamo, tradizionale in versione innovativa. Garantire compliance di una soluzione legal tech è lavoro da avvocato 4.0. La conoscenza legale dovrà essere inglobata nella soluzione automatizzata che, ricordiamo soprattutto per i più timorosi, non potrà sostituire la funzione sociale dell’Avvocato, ossia quella capacità di suggerire, oltre che l’applicazione razionale della norma anche quella ragionevole, per così dire, adattata al fatto/evento concreto e perciò specifico e innovativa. Rossi Chavenet è organizzatore di Sweet legal tech, un think thank dedicato alla legal innovation  e si occupa di consulenza specifica sulla adozione di soluzioni legal tech: “un legal integrator”. “Il nostro modello di business è legato strettamente a quello del cliente: nel senso che il nostro valore aggiunto sta nel prospettare al cliente la soluzione legal tech più adatta e funzionale al su specifico business”. Dalla sua visuale, se un anno fa c’era grande curiosità, oggi in epoca post Covid 19, c’è una vera e propria necessità di legal tech, per esempi di contract management. “Nel mercato legal tech c’è molta opacità al momento, è complicato scattare una fotografia dai contorni precisi”, conveniamo.

“All’estero il termine legal tech ha una portata più ampia” riflette Nicolino Gentile dello studio legale BLB, promotore del Global legal hackathon. “Non si esaurisce dell’automazione di task forensi, ma sono tutte quelle soluzioni tecnologiche che forniscono all’utilizzatore finale out con valore giuridico e legale”.

Alejandro Perez, legal innovation consultant per Chiomenti, specifica: “Il mercato legaltech è ancora molto granulare, sfuggente. Questo rischia di far perdere molti soldi per l’acquisto di software o abbonamenti in piattaforme che, se non inseriti in una chiara strategia di business development, non si traducono in buon investimento”. Per Raffaele Battaglini, founder dello studio Battaglini- De Sabato, “da quest’anno in Italia tutti gli studi legali, anche i big, si sono accorti che esistono le legal tech. Per lo più ancora la legal industry si sta interrogando su funzionalità, vantaggi e convenienze”.

La “questione” legale

Se il settore legale tradizionale rimarrà invece arroccato nella propria visione difensiva, il rischio, ha avvisato Mark A. Cohen, di Legal Mosaic, è quello di essere scavalcati da quella che il legal futurist americano chiama la “nuova elìte”: ossia providers in grado di integrare legal, business e tech, e capaci di dare risposte di efficienza (oltre che di competenza giuridica) ai propri clienti.

I deal club

Un nuovo trend che si affaccia è quello dei fondi di venture capital con attenzione particolare al settore legal. Lexia ventures e da quest’anno anche Ulixes Captal partners, che ha come legal advisor BLB studio legale. Sono club deal, non fondi di investimento, raccolgono fondi da privati. Lo sguardo di Ulixes finora si è rivolto a comparti hi-tech (robotica, medtech) e da circa sei mesi è impegnato nella individuazione di soluzioni legal tech. “I settori di maggiore interesse sono document e contract management. Alcune soluzioni permettono di automatizzare la negoazione di clausole in maniera intelligente “, evidenzia Nicolino Gentile, dello studio BLB.

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