Da Superbonus a Supermalus: è allarme rosso contenziosi

Da pochi giorni, l’Aula del Senato ha approvato la conversione in legge del DL 39/2024 cd. Decreto Stop Superbonus. Il testo ora dovrà passare di nuovo dalla Camera per la sua approvazione definitiva entro il 28 maggio.
 
Tra le oltre 40 modifiche legislative intervenute in quattro anni in materia di Superbonus, quelle di maggior impatto sociale ed economico, bollinate dal Senato lo scorso giovedì, attengono al cosiddetto Spalma-detrazioni per le spese del superbonus sostenute nel 2024 da ripartire retroattivamente in dieci anni e non più in quattro. Non meno rilevante è lo stop, dal 2025, alla facoltà per le banche di compensare con i debiti previdenziali le rate legate ai crediti di imposta. Vi è, poi, un riferimento al taglio del bonus ristrutturazioni e nuovi fondi perduti per 135 milioni per terremotati e terzo settore. Nonché ai controlli dei Comuni estesi a tutte le agevolazioni.
 
In tali termini, l’assetto fortemente restrittivo per tutte le possibilità residue di trasferire gli sconti fiscali previsto nel testo dell’originario decreto legge, è stata confermata quasi completamente. Da ora in poi si potranno completare solo le operazioni di cessione del credito e sconto in fattura già in corso.
 
Gli effetti di questo stop potrebbero essere accelerati e amplificati dall’andamento che probabilmente il mercato prenderà nei prossimi giorni. Banche e intermediari finanziari, infatti, si preparano da subito a bloccare gli acquisti di crediti, come annunciato dall’Abi, anticipando le scelte normative del Governo e del Parlamento. È l’effetto di una delle previsioni più dure, inserite in fase di conversione nel testo: quella che vieta alle banche, agli intermediari finanziari e alle assicurazioni di compensare tutti i crediti fiscali, a partire dal 2025, con debiti contributivi e previdenziali.
 
Secondo una stima Ance, attraverso l’emendamento al DL Stop Superbonus saranno interessati almeno 16 miliardi di cantieri aperti. A essere coinvolti saranno i professionisti che hanno prestato le loro attività che a causa della mancata liquidità non vedranno corrispondersi i propri compensi. L’effetto sulle imprese è ovviamente evidente.
 
In linea generale, si verrebbe a creare un’ulteriore ondata di esodati da Superbonus accompagnata inevitabilmente da una valanga di contenziosi e di risoluzioni di contratti già conclusi. I problemi, infatti, non riguardano soltanto le criticità possibili nei rapporti tra imprese e committenti ma anche quelle che potrebbero nascere tra istituti di credito o intermediari e chi ha intenzione di cedere i crediti.
 
A titolo esemplificativo, uno degli scenari a rischio è quello di chi ha un cantiere con superbonus in corso, avviato lo scorso anno, da chiudere con lavori pagati nel 2024, per il quale ha già concluso un contratto con un soggetto che a sua volta si è impegnato a comprare i bonus. Senza l’emendamento del Governo, il cantiere potrebbe procedere e le agevolazioni verrebbero comprate a un prezzo già concordato tra le parti e legato al recupero in quattro anni (in genere, l’85% dell’importo nominale dello sconto). Con lo Spalma-crediti, i bonus diventerebbero rateizzabili in dieci anni e, quindi, andrebbero comprati a un prezzo differente, più basso di circa il 15%. Oltre all’effetto di svalutare i crediti nei bilanci delle banche, questo taglio si tradurrà in uno stravolgimento degli adempimenti previsti originariamente dal contratto, con effetti difficili da prevedere. I contratti potrebbero essere semplicemente modificati, oppure – ed è questo lo scenario peggiore – potrebbero essere risolti, a causa di una modifica sostanziale del contesto nel quale era stato inizialmente sottoscritto. I titolari dei crediti si troverebbero con sconti fiscali di difficile smaltimento o di cessione terzi. Sullo sfondo resta elevato il pericolo di nascita di contenziosi.
 
Infine, è facile pronosticare nei prossimi mesi un rapido svuotamento del mercato dei compratori di crediti fiscali, causato dalle incertezze ormai continue del contesto di regole. Chi, quindi, vorrà effettuare cessioni, anche con la rateizzazione in dieci anni, rischia di trovarsi senza interlocutori e, quindi, senza possibilità di utilizzare gli sconti. E solo chi avrebbe un’adeguata capienza fiscale potrebbe ricorrere all’alternativa dell’utilizzo dei crediti maturati in detrazione, ma senza più la possibilità di monetizzare immediatamente e dovendo aspettare la dichiarazione dei redditi e quella degli anni successivi.
 
Lo scenario sopra prospettato va ad aggiungersi alle altre cause scatenanti le liti in materia che, con la conversione in Legge del D.L. in parola vedranno acuirsi, continuo mutamento della normativa di riferimento, aumento dei prezzi di materiali, cd. “crediti incagliati”, blocco dei cantieri, lavori non termini, professionisti coinvolti non pagati, controlli da parte dell’Agenzai delle Entrate. Una “lotta di tutti contro tutti”, visto che ad essere coinvolti sono i proprietari, i condomini, gli amministratori di condominio, le banche, i professionisti e naturalmente le imprese.