Avvocati, ricomincia a salire la febbre cinese

La mossa a sorpresa con cui, a un anno esatto dall'apertura dell'ufficio di Hong Kong, lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners ha annunciato l'alleanza con i cinesi di Han Kun torna a far salire il livello di attenzione strategica dei legali italiani nei confronti del Dragone. L'iniziativa dello studio fondato da Francesco Gianni, infatti, è stata quella che ha avuto la maggiore eco ma non certo l'unica.

Oltre agli investimenti degli anni scorsi, realizzati in particolare da Chiomenti nel 2007 (ad oggi il più strutturato studio italiano presente nell'ex celeste impero) ed Nctm nel 2010, la Cina ha continuato a ispirare joint venture, come quella recentemente avviata da Quorum con Tahota o da Blb con Huashang Law Firm. Tra gli avvocati d'affari italiani è ben chiara la consapevolezza che i capitali di Shanghai e Pechino, così come le risorse del Guagdong sono sintonizzate sulle opportunità di business che l'Italia offre in questa fase congiunturale. Il ritorno della stabilità politica dopo la crisi, l'abbassamento generalizzato dei prezzi di qualsivoglia tipologia di asset e la fine della retorica della difesa dell'italianità sta animando le iniziative degli investitori estremorientali. E riuscire ad intercettare le loro iniziative prima della concorrenza diventa fondamentale. Sono cinesi gli operatori di Fosun che, affiancati da Chiomenti, si sono aggiudicati l'ex sede Unicredit di piazza Cordusio a Milano.

Cinesi sono anche i capitali di Ideal Team Venture, rappresentati da Giampaolo Salsi di K&L Gates, che hanno rilevato dalla procedura fallimentare il marchio De Tomaso. Così come cinesi sono le risorse che il broker thailandese,Bee Taechaubol, assistito da proprio da Gianni Origoni Grippo Cappelli con il socio Stefano Grilli e da Orrick sarebbe pronto a investire nell'acquisizione del 60% del Milan AC da Berlusconi. Come riportato sul numero 26 di Mag by legalcommunity.it, negli ultimi cinque anni si stima in 7 miliardi il valore complessivo degli investimenti cinesi realizzati in Italia. Nel primo trimestre di quest'anno poi, la sola operazione di ChemChina su Pirelli ha messo in moto un deal da oltre 8 miliardi di euro, in cui ad affiancare i compratori venuti dall'Oriente sono stati gli avvocati di Pedersoli e Associati, assieme ai cinesi di Jun He. E il trend è chiaro. Il flusso di queste operazioni è destinato a crescere.