Made in Italy alla conquista della Cina su Alibaba: nuove prospettive per le pmi.

Alla fine del XIII secolo Marco Polo ha impiegato 8 anni per andare e tornare dalla Cina per la prima volta, oggi, invece, con internet sono sufficienti 8 secondi.

È con questa idea in mente che lo scorso 4 settembre il Governo italiano ha siglato un accordo con il colosso cinese dell’e-commerce Alibaba volto a promuovere le eccellenze agroalimentari italiane e combattere con più forza la contraffazione dei prodotti DOP ed IGP nel mercato online, soprattutto asiatico.

Alibaba, infatti, altro non è che la più importante piattaforma cinese finalizzata al commercio business to business presente online: si tratta quindi di un sito web che connette i grossisti, soprattutto cinesi, con imprenditori provenienti da ogni angolo del mondo.

Gli accordi firmati, che permetteranno agli imprenditori italiani di raggiungere più di 430 milioni di nuovi consumatori, rappresentano un risultato eccezionale sia sotto il profilo della tutela e della lotta ai falsi, sia sotto quello della promozione del Made in Italy.

Sul primo fronte è legittimo parlare di passo in avanti poiché l’accordo appena siglato succede ad una prima alleanza, il “Memorandum of Understanding” del giugno 2014, e ne amplia in maniera esponenziale le tutele previste per i prodotti enogastronomici del Made in Italy.

Anzitutto viene esteso il campo di applicazione, che passa dalla sola piattaforma business to business, riservata esclusivamente alle aziende, a quella business to consumer, andando così a garantire ai milioni di utenti l’effettiva possibilità di acquistare dei prodotti enogastronomici realmente prodotti nel nostro Paese.

In secondo luogo l’Italia è il primo, e per ora l’unico, Paese al mondo a veder garantiti sulla piattaforma di e-commerce i propri prodotti DOP ed IGP con la medesima tutela contro il falso prevista, di norma, per i soli brand commerciali.

In tal caso l’intesa, volta ad una comune lotta alla contraffazione e già avviata in maniera sperimentale nell’ultimo anno, ha ottenuto risultati rilevanti impedendo l’immissione sul mercato online e, conseguentemente, la vendita di una quantità enorme di falsi.

Si è così evitata, per esempio, la vendita mensile di 99 mila tonnellate di falso parmigiano o di 13 milioni di bottiglie di Prosecco non provenienti dal Veneto.

Inoltre, al fine di facilitare l’individuazione dei falsi e dei beni contraffatti, si prevede che il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali costituisca una task force operativa dell’Ispettorato repressione frodi con il compito di cercare quotidianamente eventuali annunci di prodotti contraffatti e di segnalarli ad Alibaba. In caso di segnalazione le inserzioni vengono rimosse entro le 72 ore successive ed i venditori informati che stanno usurpando le indicazioni geografiche italiane.

Da ultimo, in base all’accordo appena stipulato, il colosso cinese s’impegna anche a promuovere dei momenti di educazione degli imprenditori e dei consumatori in merito all’importanza delle indicazioni geografiche alimentari.

Come detto però gli accordi non si limitano al profilo della tutela dei beni enogastronomici nostrani, ma prevedono anche un’importante fase di promozione dei beni stessi sul sito cinese.

Primo esempio di ciò si è avuto già pochi giorni dopo la firma dell’intesa.

Come preannunciato a Verona da Jack Ma (fondatore di Alibaba) in occasione del Vinitaly dello scorso aprile, il 9 settembre di quest’anno è stato organizzato il primo “Tmall 9.9 Global Wine & Spirits Festival”, ovvero la giornata dedicata al vino, in virtù della pronuncia cinese di “Jiu Jiu” (omofono sia di “vino” che di “nove”), che ha visto l’Italia come secondo Paese più rappresentato dopo la Francia con ben 50 diverse cantine e più di 500 etichette (rispetto alle sole 2 cantine menzionate sul sito fino ad aprile 2016.).

L’evento, finalizzato a promuovere la popolarità tra i consumatori cinesi dei vini e delle bevande alcoliche importate, è stato caratterizzato, nell’arco delle ventiquattro ore, da una serie di innovative campagne marketing online, come le aste live per le etichette più rare e con disponibilità limitata, e non solo: in quasi 5000 pub cinesi partecipanti all’iniziativa sono infatti stati offerti assaggi gratuiti ed altri servizi così da garantire ai vari brand la massima visibilità e l’opportunità di un contatto effettivo con i consumatori.

Dai dati che sono emersi a seguito di tale giornata è possibile rendersi conto di quelle che sono le effettive potenzialità dell’e-commerce cinese per il Made in Italy: si osserva infatti come, mentre fino a pochi mesi fa la quota del mercato cinese per il vino italiano era inferiore al 6%, a partire dal momento dell’annuncio dell’evento dedicato al vino avvenuto in primavera in occasione del Vinitaly, negli ultimi mesi le cantine italiane hanno visto incrementare le importazioni cinesi di oltre il 40%, per un valore complessivo di un miliardo di euro.

Da ciò se ne ricava che il mercato cinese, raggiungibile proprio attraverso le piattaforme del Gruppo Alibaba, rappresenta un’imperdibile opportunità non soltanto per il vino italiano, ma in generale per tutti i prodotti enogastronomici Made in Italy, in grado di imporsi non solo grazie al loro valore intrinseco, ma anche in relazione all’immagine del Bel Paese, visto come modello di agricoltura basato sulla biodiversità.

Adesso è però arrivato il momento in cui sono gli imprenditori italiani a dover fare il prossimo passo ed è così che, sulla strada aperta dal Governo, alcune aziende vinicole italiane in partnership con Unicredit ed Intesa Sanpaolo stanno dando vita al progetto “E-Marco Polo”.

Questo ha l’obiettivo finale di creare una piattaforma business to consumer che permetta alle piccole e medie imprese italiane un accesso facile, veloce ed economicamente vantaggioso al mercato online cinese, attraverso la gestione e la promozione della “Vetrina Italia” su Tmall Global (estensione della piattaforma Tmall B2C del Gruppo Alibaba).

La via della seta, seppur digitale, è riaperta. Bisogna solo avere il coraggio di imboccarla.