Le prospettive di evoluzione dei BRICS e la speranza di un “Processo Euro-BRICS”

Nella giornata del lunedì 9 gennaio, BLB Studio Legale ha avuto il piacere di partecipare all’incontro con il Professor Goergy Toloraya sui BRICS, tenutosi presso la sede romana della SIOI (Società Italiana per la Organizzazione Internazionale).

Il termine altro non è che l’acronimo di quei cinque Paesi che, secondo una relazione del 2001 della banca d’investimento Goldman Sachs, domineranno l’economia mondiale nei prossimi decenni, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e, dal 2010, Sudafrica. Attualmente presso ciascuno di questi Paesi è istituito un Think Tank, ovvero un organismo di ricerca e di studio che elabora le strategie relative ai BRICS; il Prof. Toloraya è il direttore del Think Tank di Ricerca per la Federazione Russa ed ha gestito il periodo della presidenza russa, precedente all’attuale presidenza indiana.

Nella parte introduttiva, gli organizzatori hanno riportato il pensiero più volte espresso dai rappresentanti cinesi negli ultimi incontri ufficiali secondo cui, ad oggi, a fronte di una posizione ambigua e contraddittoria sostenuta dall’Unione Europea nei confronti dei BRICS – da una parte infatti si riconosce l’importanza nel contesto globale dei BRICS mentre dall’altra si invitano i singoli Stati Membri a instaurare solo rapporti bilaterali con i singoli Paesi –, la realtà Mediterranea, ed in particolare l’Italia, può svolgere la funzione di ponte fra queste due entità.

È con questa riflessione che si passa la parola al Prof. Toloraya, il quale evidenzia come l’anno appena concluso ha lasciato dietro di sé la consapevolezza che l’ordine mondiale che si era venuto a creare a seguito della Seconda Guerra Mondiale sia giunto al capolinea.

La novità del nuovo equilibrio mondiale che si sta creando è rappresentata dal fatto che, per la prima volta nella storia, ciò non sta avvenendo attraverso una guerra, bensì pacificamente, in virtù proprio delle caratteristiche del sistema dei BRICS, ovvero un sistema in cui non vi è alcuna forza dominante, basato sui principi del diritto, del rispetto della sovranità dei singoli Stati membri, della democrazia e dello sviluppo sostenibile di cui idealmente dovrebbe beneficiare chiunque partecipi alle relazioni internazionali.

Proprio tale sviluppo delle relazioni internazionali attraverso mezzi pacifici ha permesso di poter parlare di un nuovo ordine mondiale definito come post-occidentale anche se, in ogni caso, è impossibile nascondere le contraddizioni fra i Paesi BRICS e riguardanti, ad esempio, le differenti modalità e capacità di sviluppo.

Ciò che però tiene uniti questi cinque Paesi è infatti proprio la tacita volontà delle rispettive élites politiche di proporre questo organismo come un meccanismo di sviluppo pacifico delle relazioni internazionali.

Come noto, nel corso degli ultimi anni i BRICS sono stati oggetti di numerose critiche che hanno messo in ridicolo la stessa organizzazione definendola come artificiale, temporanea e soprattutto conservatrice e non riformatrice; secondo lo studioso russo, tutto ciò trascura però l’essenza stessa dei BRICS che, seppur inventata da Goldman Sachs come un prospetto per gli investimenti con maggiore profitto, a causa della crisi finanziaria nata nel 2007 ha perso tale valore trasformandosi e conservandosi in virtù della comune volontà di attivare un foro di consultazione per i cinque Stati.

A proposito delle differenze sostanziali fra i Paesi BRICS si può evidenziare, ad esempio, come la Russia sia ricca di materie prime mentre la Cina si caratterizzi ancora per le importazioni, come il flusso di mercato sia tuttora maggiore fra i Paesi BRICS e l’occidente piuttosto che fra gli stessi Paesi BRICS. Inoltre è noto che la Russia sia soggetta alle sanzioni ed abbia una crescita economica negativa, in particolare a livello monetario, con la valuta del rublo in crisi; che la Cina, pur crescendo ancora, abbia una crescita rallentata ed una forte instabilità sociale; che il Brasile, dopo il cambio del governo, abbia diverse contraddizioni interne, non mancando chi si chiede se sia ancora interessato a far parte dei BRICS; e che il Sudafrica presenti notevoli difficoltà sociali mentre l’India cresce al 7% ma è altrettanto caratterizzata da problemi sociali legati, in particolar modo, alla lentezza dei meccanismi democratici.

Da ciò deriva la duplice critica mossa al sistema BRIC incentrata, da una parte, sulla mancanza di unità e, dall’altra, sull’impossibilità di immaginare che dei Paesi, in stato di crisi, possano dare delle soluzioni o portare avanti delle idee e delle proposte quando essi stessi sono così disomogenei ed in crisi.

Sotto il primo aspetto, sottolinea il Prof. Toloraya, l’obiettivo non è mai stato e non è neanche oggi quello di dare un’immagine unificata dei cinque Paesi BRICS, né tantomeno quella di imporre un modello unico, mentre riguardo al secondo aspetto, la risposta è, per certi versi, paradossale, in quanto si evidenzia come più la crisi aumenta in questi Paesi, più emerge l’esigenza di un meccanismo di solidarietà tra i Paesi stessi, come del resto dimostra il coordinamento che vi è stato tra i BRICS nel contesto del G-20.

Per quanto riguarda l’organizzazione dei BRICS ad oggi sono previsti vari modelli diversi di incontri ufficiali tra summit, incontri interministeriali, consultazioni accademiche, incontri di business o culturali. Tutto ciò però avviene attraverso un sistema che si basa, a differenza di quanto succede per le organizzazioni occidentali spesso abbastanza rigide, sull’uguaglianza degli Stati membri e quindi anche su una certa lentezza nel processo decisionale: conseguenza e causa di tali fattori è che qualunque decisione viene presa dal singolo Stato solo se questo ha un interesse specifico, senza alcuna imposizione all’interno dei BRICS.

Conseguentemente, la proposta, nonché la visione, del prof. Toloraya risulta essere quella di aumentare il grado di strutturazione dell’organizzazione, che di fatto deve auto-inventarsi, purché però ciò avvenga volontariamente da parte degli Stati membri e senza alcuna forzatura in virtù di un comune timore verso un tipo di organizzazione sovrannazionale imposta dall’alto.

Il professore spera quindi nell’istituzione e nel pieno funzionamento di un segretariato virtuale entro la fine di quest’anno, nell’adozione di un meccanismo di consultazione regolare tra i ministri degli esteri e nella possibilità di firmare una dichiarazione di principi dei Paesi BRICS sulla pace, sulla collaborazione e contenente un reciproco patto di non aggressione.

Qualsiasi analisi relativa al futuro non può però prescindere da un esame di quella che sarà la politica occidentale: infatti, a seguito dell’inaspettata elezione del Presidente Trump, gli Stati Uniti hanno davanti a loro un periodo verosimilmente caratterizzato da una politica fortemente isolazionista e focalizzata sullo sviluppo interno e con una ridotta attenzione nell’esportazione di modelli ideologici.

Ciò deve necessariamente tramutarsi in maggiori chance di cooperazione non solo fra e con i Paesi BRICS, ma anche con i paesi in via di sviluppo e, in tale contesto, sarà fondamentale il ruolo che l’Unione Europea deciderà di svolgere: il Prof. Toloraya spera infatti che nei prossimi anni si possa dar vita ad un vero e proprio “Processo Euro-BRICS”.

Interrogato in merito alla possibilità di includere anche altri Stati nell’organizzazione BRICS, il professore russo non appare completamente favorevole in quanto ritiene che i membri attuali rispondano ad alcuni requisiti e idealmente rappresentino ciascuno una delle attuali civiltà globali facendo dei BRICS non una organizzazione internazionale in senso stretto, quanto piuttosto un punto di incontro e di unione delle diverse civiltà: in tale ottica, se proprio fosse necessaria un’estensione,  la preferenza andrebbe senza dubbio verso un Paese rappresentativo del mondo islamico e, in particolare, verso l’Indonesia, in quanto ritenuta sicuramente più stabile della Turchia. Lo studioso russo sembra però ben più favorevole ad adottare ufficialmente la formula alternativa, già adottata nella pratica, costituita dall’Out-reach, la quale, pur mantenendo fermo l’attuale numero di membri, consente ad ogni Paese membro di raggiungere e coinvolgere nell’organizzazione BRICS una serie di altri Paesi confinanti o anche le unioni di Stati, come ad esempio la stessa Unione Europea.

Infine, alla domanda se I BRICS si pongono come modello anti-occidentale, la risposta del Prof. Toloraya non può che essere negativa in quanto, nel suo pensiero – ritenuto forse utopistico e ingenuo – la parola chiave non può, e non deve, essere “contro”, ma “insieme”.

BLB Studio Legale partecipando al predetto evento ha avuto una ulteriore dimostrazione sulla opportunità di continuare a costruire un ponte tra Italia e Paesi BRICS che, nel mondo legale (e con particolare attenzione rivolta verso la Cina) assiste imprese negli investimenti e nei progetti imprenditoriali reciproci.